IL VIZIO DELLA FORMA
si prega di esistere secondo le regole
regia di
Valentina Malcotti
drammaturgia di
Jacopo Zerbo
con
Valeria Sara Costantin
Jacopo Zerbo
una produzione
Compagnia teatrale Chronos3
testo finalista Premio Hystrio Scritture di Scena 2016
I personaggi di questo spettacolo sono colti nelle situazioni più varie, ma sempre “nell’esercizio delle proprie funzioni”. Non a caso qui i nomi di persona scarseggiano, a vantaggio di titoli e
mestieri: dal re al medico, dal controllore all’attrice, dalla cameriera all’impresario di pompe funebri. Partendo ciascuno dalla propria verità, essi cercano di convincersi a vicenda, di prevalere sull’altro, in una serie di surreali e comiche schermaglie che non di rado giungono alle estreme
conseguenze.
Dal paziente che si rifiuta di dire se sente male oppure no per sollevarsi dalla responsabilità di una diagnosi, mettendo profondamente in discussione la deontologia del proprio medico e della medicina tutta, al mendicante che pur di avere cibo e tabacco prega ciò che la gente gli dice di
pregare; da un futuro regnante che non vuole salire al trono, alla giovane cameriera che deve cacciare dal bar un cliente solo perché non prende niente da bere.
Il testo è scritto in quadri, ciascun quadro racconta un episodio di vita quotidiana, che vede protagonisti due o tre personaggi alle prese con l’insanabile CONFLITTO fra il proprio RUOLO e la propria reale IDENTITÀ.
Il punto è: esiste, oggi, un’identità al di là del ruolo? Ecco che ci troviamo di fronte alla tanto teorizzata e discussa questione: viviamo nella SOCIETÀ dell’ESSERE O nella SOCIETA
DELL’APPARIRE? Il testo ne esamina criticamente gli assunti, li sperimenta nella pratica del quotidiano, esplora il sistema di relazioni fra gli individui nell’insieme delle sue regole e delle sue forme.
Se i temi e i discorsi di ciascuna scena appaiono quasi banali, capiamo poi che sono
profondamente connessi alla crisi della società in cui viviamo. Sono lo specchio delle nostre quotidiane relazioni. Ogni scena diventa metafora di stati e condizioni ben più gravi di quelle
rappresentate dai personaggi. Ogni situazione ci racconta di come forma, apparenza e necessità di essere inscatolati in un ruolo, ci stiano totalmente annullando e allontanando da noi stessi.